La Calabria del Nord-Est continua a svuotarsi. Negli ultimi cinque anni la Sibaritide e l’area del Pollino hanno perso 7.126 giovani residenti, un dato che equivale alla scomparsa di un’intera città di medie dimensioni. A lanciare l’allarme sono le Pro Loco del territorio, attraverso i presidenti Federico Smurra e Valeria Capalbo, che parlano senza mezzi termini di una vera e propria emergenza demografica.
Le cause dello spopolamento
Il fenomeno ha radici profonde e diverse sfaccettature:
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Emigrazione giovanile, con molti ragazzi costretti a lasciare la Calabria per studio o lavoro; 
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Calo delle nascite, che non riescono a compensare i decessi; 
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Assenza di servizi e opportunità, dalla sanità ai trasporti, fino alla mancanza di prospettive occupazionali stabili. 
Secondo le Pro Loco, gli interventi messi in campo finora dalle istituzioni sono «come un’aspirina per un’emorragia»: utili, ma del tutto insufficienti a invertire la rotta.
Le conseguenze
Lo spopolamento non significa solo meno residenti, ma anche paesi più vecchi, economie locali in difficoltà e un progressivo indebolimento del tessuto sociale. Molti piccoli centri rischiano di trasformarsi in comunità fantasma, senza la linfa vitale garantita dai giovani.
Le richieste del territorio
Dai promotori dell’appello arriva la richiesta di politiche strutturali:
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incentivi concreti per i giovani che decidono di restare o tornare; 
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investimenti in servizi essenziali come sanità, scuola, trasporti e connettività digitale; 
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sostegno a nuove attività produttive e al turismo, per creare lavoro e opportunità reali. 
Un grido che non può restare inascoltato
«Abbiamo perso un’intera città», sottolineano Smurra e Capalbo, evidenziando come il dato non sia solo un numero, ma il simbolo di una crisi che minaccia il futuro della Calabria interna e costiera. La sfida, ora, è trasformare la denuncia in azioni concrete, prima che lo spopolamento diventi irreversibile.
