Il 14 marzo, un razzo russo Proton è decollato dal cosmodromo di Baikonur, ponendo la prima tappa della missione ExoMars nel suo cammino verso il pianeta rosso.

Questa missione rappresenta un riavvio a lungo atteso del programma planetario russo, avendo alle spalle una lunga storia.

Già nel 2009, la NASA e l’ESA erano uniti per lanciare due missioni come parte del progetto, nel 2016 e 2018.
Ma nel 2012 la NASA ha interrotto la sua partecipazione a ExoMars, costringendo l’ESA a cercare l’aiuto della Russia.
Infine, nel marzo 2013, l’ESA e Roscosmos hanno firmato un accordo in cui la Russia è diventata partner a pieno regime.

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La decisione dell’ ESA di lavorare con la Russia è stata accolta con qualche critica. L’Unione Sovietica e poi la Russia non ha mai avuto una missione di successo su Marte, a differenza del grande successo del programma spaziale sovietico su Venere.

L’ URSS ha effettuato alcune missioni verso il pianeta rosso nel 1970, di cui Mars 2 e Mars 3, dove l’Orbiter fece il giro del pianeta rosso, senza mai riuscire ad atterrare: Mars 2 è entrato in una ripida traiettoria e si è schiantato, Mars 3 è andato in silenzio pochi secondi dopo un atterraggio apparentemente di successo.

Successivamente Mars 4 ha mancato il pianeta tutto. Mars 5 è entrato in orbita, ma ha funzionato solo per un paio di settimane. Mars 6 e Mars 7 atterrarono, ma Mars 7 non è riuscito a entrare nell’atmosfera, mentre Mars 6 ha restituito solo alcuni dati atmosferici limitati.

L’orbiter attuale che arriverà su Marte ha sensori per rilevare gas nell’atmosfera marziana, come il metano, che potrebbe essere un segno rivelatore della vita microbica o attività geologica inedite che coinvolgono acqua allo stato liquido.

Ha anche una fotocamera per la mappatura del paesaggio del pianeta e uno strumento per la ricerca di acqua nascosta nella crosta di Marte.

L’obiettivo principale della missione è tecnologico: dimostrare la capacità dell’Europa di inviare con successo una navicella spaziale su Marte.

Il lander “Schiaparelli” durerà solo pochi giorni dopo l’atterraggio, ma dovrebbe garantire la trasmissione dei dati della superficie marziana.

L’unico problema rilevato dal momento del lancio è stato un aumento di temperatura inaspettato all’interno del motore principale dell’ orbiter.
Gli ingegneri ESA e Thales Alenia Space hanno deciso di cambiare l’orientamento della orbiter nello spazio di pochi gradi per evitare di puntare il motore direttamente verso il sole.

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