La sharing economy (nota anche come consumo collaborativo) è un modello di mercato ibrido (tra possesso e dono), che si riferisce al peer-to-peer e alla condivisione di accesso a beni e servizi (coordinati attraverso servizi online basati sulla comunità).

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Il concetto non è nuovo infatti la condivisione delle risorse è per esempio ben nota nel business-to-business (B2B) nell’utilizzo di macchinari nel settore agricolo e forestale, nonché nel business-to-consumer (B2C) come le lavanderie self-service.

L’economia della condivisione può assumere varie forme, tra cui l’uso delle tecnologie dell’informazione per fornire agli individui, aziende e organizzazioni non-profit le informazioni che permettono l’ottimizzazione delle risorse attraverso la ridistribuzione, la condivisione e il riutilizzo della capacità in eccesso di beni e servizi .

Una premessa comune è che quando le informazioni sulla merce sono condivise (tipicamente tramite un mercato online), il valore di tali beni può aumentare per il business, per gli individui, per la comunità e per la società in generale.

Il termine “sharing economy” ha cominciato ad apparire nei primi anni 2000, quando nuove strutture aziendali sono emerse a causa della grande recessione, consentendo tecnologie sociali, e un crescente senso di urgenza intorno crescita della popolazione globale in relazione all’esaurimento delle risorse.

I vantaggi della sharing economy:

Ridurre l’impatto ambientale (come ad esempio ridurre l’uso di carbonio e consumo di risorse);
creare comunità più forti;
fornire alle persone accesso a beni che non possono permettersi attraverso i gruppi di acquisto;
maggiore indipendenza e flessibilità ;
aumento della democrazia partecipativa;
accelerare modelli di consumo e di produzione sostenibili nelle città di tutto il mondo

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